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Il valore del patrimonio culturale fra Italia e Europa

Spunti sulle "nuove" modalità fruitive e diffusive del contenuto culturale

di Silvia Silverio

Sommario: 1. Sul concetto di "promozione". - 2. Una proposta. - 3. I principali contributi in ambito europeo. - 4. Riflessioni conclusive.

Remarks about the "New" Diffusion and Fruition Forms of Cultural Content
The article suggests a model to valorize and make accessible, usable and exploitable the Italian cultural heritage, taking advantages and opportunities offered by technology. After positioning the subject in the Constitutional context - also reproduced at ordinary legislation level - is presented an overview of the numerous internet sites and European projects, that, especially since the new Millennium, were developed by the "Cultural World". However, the excessive proliferation of sites and cultural links lead to a fragmentation and dispersion of cultural content. It becomes necessary, therefore, facilitate exploitation of cultural digital resources, providing clear rules for their use and re-use, respecting and protecting the creators' rights. Related to this objective it should also improve accessibility to and visibility of Italian digital cultural resources; support the development of the Italian digital library for accessing cultural resources and contribute to increasing interoperability between existing networks and promote the use of digital cultural resources by business and citizens.

1. Sul concetto di "promozione"

Il fenomeno culturale, inteso non solo come tutela dell'ingente patrimonio di beni aventi valore artistico presenti in Italia, ma anche come garanzia e sviluppo delle attività creative e delle fasi di istruzione e formazione dei singoli nel contesto della democrazia costituzionale, si pone oggi quale linea essenziale di evoluzione della dinamica sociale della comunicazione interindividuale e collettiva. Una piena espansione della libertà di espressione culturale costituisce il presupposto indispensabile per l'integrazione delle culture, in una dimensione di molteplicità ormai irriducibile, e dunque per la compiuta realizzazione del pluralismo democratico. Ciò è quanto si evince dal dettato costituzionale, in particolare dal combinato disposto degli articoli 2, 3, 9 e 33 [1].

In argomento, preme qui focalizzare l'attenzione sulla "promozione" della cultura, che l'art. 9, 1 comma, Cost., affida alla Repubblica e che viene tradizionalmente considerata come "attività volta a creare i presupposti per il raggiungimento di un risultato" [2]. Questo "risultato" sarà evidentemente diverso a seconda che venga considerato dalla prospettiva dell'operatore culturale, ovvero nell'ottica del "fruitore" culturale. Nel primo caso, infatti, l'obiettivo primario sarà l'ottenimento di un contributo economico, al fine di rendere concretamente operante la libertà di espressione artistica, come postula l'art. 33 Cost. Nel secondo caso, viceversa, lo scopo perseguito sarà la conoscenza del contenuto culturale, logicamente precedente la stessa fruizione [3]. Non si può, infatti, fruire di qualche cosa che non si conosce.

Questo concetto è del resto ben noto sin dalla metà degli anni Ottanta, quando la Corte costituzionale ha indicato la primarietà del valore estetico-culturale, assunto come insuscettibile di essere subordinato ad altri valori, ivi compresi quelli economici e perciò capace di influire profondamente sull'ordine economico-sociale [4]. Conseguentemente, l'economia dovrebbe ispirarsi alla cultura e non viceversa, giacché la promozione della sua conoscenza rappresenta una delle missioni primarie della Repubblica, come risulta dal dettato costituzionale. In questo senso si è espresso il Tribunale costituzionale anche in tempi più recenti, affermando che gli artt. 9 e 33 Cost. esprimono "valori di fondamentale rilevanza costituzionale" [5].

Tale scenario è stato fedelmente riprodotto a livello di legislazione ordinaria. In particolare, il Codice dei beni culturali e del paesaggio (d.lg. 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni), pur facendo un'adeguata e puntuale distinzione tra tutela e valorizzazione dei beni culturali, individua lo scopo ultimo di entrambi i tipi di attività nella "pubblica fruizione" (cfr. artt. 3 e 6), a sua volta necessaria a promuovere lo sviluppo della cultura. La stessa valorizzazione, poi, consiste (art. 6, 1 comma) "nell'esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale (...)" [6]. In questo senso, dinanzi agli annosi problemi che affliggono il nostro patrimonio culturale dati, essenzialmente, dalla sua dispersione e "dalla dissolvenza della memoria storica e dei saperi tecnico-amministrativi" [7], da un lato; e del correlato taglio delle risorse [8], unitamente alla "deriva" delle burocrazie tecniche e amministrative e al combinato di inerzie politico-amministrative e di sovrapposizioni e conflitti positivi e negativi di competenze, dall'altro lato [9], sembra opportuno potenziare e razionalizzare i mezzi a disposizione.

2. Una proposta

Più specificamente, è possibile immaginare un modello da utilizzare per valorizzare, ossia rendere conoscibile, e dunque fruibile, il nostro patrimonio culturale, che sfrutti le opportunità offerte dalla tecnologia. In questo senso, le piattaforme tecnologiche rappresentano un valido punto di riferimento. Esse sono state un'innovazione nella politica di ricerca dell'Unione Europea, volte a promuovere e ad integrare un approccio di ricerca basato su un partenariato pubblico-privato [10] e a riunire tutte le parti di un particolare settore o di alcune aree, scelte sulla base della rispettiva importanza strategica o del potenziale contributo agli obiettivi dell'Unione in materia di crescita, basata su conoscenza, competitività e occupazione. La prima piattaforma tecnologica è stata costituita nel 2001 nel settore aeronautico; da allora il concetto è stato ulteriormente sviluppato e attualmente si contano 36 piattaforme tecnologiche europee [11].

In questa direzione, non può trascurarsi l'emersione di nuove modalità di produzione, fruizione e distribuzione del contenuto culturale. È bene evidenziare, infatti, come nel mondo "virtuale" sia presente un fittissimo articolato di informazioni e comunicazioni culturali, a livello sovranazionale, statale e periferico [12]. E che, come accade per le leggi, il cui crescente numero ha via via inflazionato l'ordinamento statale, giungendo spesso a renderne oscuri i contenuti, e dunque la conoscibilità da parte dei destinatari; così sembra accadere per il mondo virtuale della comunicazione culturale, dove gli eccessivi richiami a siti e link d'interesse rendono confusa la comunicazione medesima a scapito della sua effettiva fruizione. Per ovviare a questo problema, così come uno dei rimedi per la legislazione è apparso lo strumento del testo unico, può immaginarsi la creazione di un "sito unico", dove reperire le informazioni culturali presenti nel web, in maniera ordinata ed organica, distinta per settore, regione, nazione. Sulla falsariga delle piattaforme tecnologiche, ma dotato di un respiro più ampio. Naturalmente un simile strumento va inteso nella sua specificità dinamica e interattiva che, in quanto tale, risulti idonea a realizzare forme di coordinamento e integrazione delle molte e crescenti fonti di dati e informazioni culturali presenti in rete.

Così, ad esempio, è possibile essere in costante aggiornamento sulle novità legislative e giurisprudenziali che via via intervengono in materia, in siti istituzionali, come www.quirinale.it, www.camera.it, www.senato.it, www.palazzochigi.it, www.governo.it, www.regione.lazio.it, www.beniculturali.it, www.esteri.it, www.giurcost.org, www.cortecostituzionale.it, www.giustizia-amministrativa.it, www.giustizia.it, www.corteconti.it, www.gazzettaufficiale.it, http://ec.europa.eu/culture/index_en.htm.

Più specificamente, con riferimento al mondo culturale italiano, si evidenzia il progetto CulturaItalia (www.culturaitalia.it), promosso e gestito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC), con la consulenza scientifica della Scuola Normale Superiore di Pisa. CulturaItalia è alimentato dal contributo di numerose organizzazioni e istituzioni del mondo della cultura italiana, che forniscono le informazioni, vera e propria "materia prima" del portale. Proprio per questa capacità di mettere a sistema i valori informativi di tanti soggetti diversi, costituisce una esperienza di avanguardia in Europa ed è stato preso a riferimento da molti altri paesi per la promozione di iniziative simili.

Per consultare contributi scientifici e iniziative in campo culturale si segnalano, tra gli altri, la Rivista di arti e diritto on line (www.aedon.mulino.it), quadrimestrale diretto da Marco Cammelli; il sito www.comunicazioneculturale.it, di Elena Croci; il Giornale dell'arte (www.ilgiornaledellarte.com), di Allemandi, Torino; il quotidiano dell'arte del gruppo Repubblica-L'Espresso (www.kwart.it).

Un mondo virtuale estremamente eterogeneo si occupa, poi, di promuovere determinate attività culturali. Così, tra le altre, l'agenzia "Comunicarte" (www.comunicarte.info), che riunisce in un unico interlocutore operatori specializzati nel settore della comunicazione artistica e culturale. Parimenti importante è il sito www.arte.it, che propone, tra le altre cose, guide delle città d'arte italiane, per alcune delle quali sono già state create delle corrispondenti applicazioni per i nuovi smartphone.

Per un blog di arte e cultura con rubriche, approfondimenti e link, si segnala, tra gli altri, www.cultura.it. Sono da menzionare altresì i vari quotidiani italiani nazionali, in formato digitale, nelle sezioni specificamente dedicate all'arte e cultura (tra gli altri, http://www.ilsole24ore.com/cultura.shtml; http://www.corriere.it/cultura; http://www.ilgiornale.it/sezioni/cultura.html; http://cultura.panorama.it). O i quotidiani on line più recenti, come "Cultura&Culture" (http://www.culturaeculture.it), diretto da Maria Ianniciello.

Esistono, poi, quotidiani e riviste telematiche dedicate a promuovere determinati territori, come quello dedicato a Busto Arsizio (http://www.respiralacultura.it) o all'Abruzzo (http://cultura.abruzzoworld.com) o i vari Assessorati alla Cultura, come quello della Regione Lazio (http://www.culturalazio.it/Pagine/Default.aspx) e la relativa promozione di eventi culturali (http://www.lazioeventi.com/arte-e-cultura).

Se dall'ambito regionale si passa a quello comunale, troviamo, ad esempio, il mensile "Roma Cultura" (http://www.romacultura.it), diretto da Stefania Severi e dedicato alla promozione, in territorio capitolino, di mostre, poesie, libri, teatro, danza, musica e cinema.

Si propongono, poi, di valorizzare singoli quartieri, ad esempio, il "Caffè letterario" del quartiere Ostiense (http://www.caffeletterarioroma.it/home.htm), progettato dagli architetti Vincenzo Pultrone ed Alfredo Caporale, trasformando l'area degli ex Mercati Generali e del vecchio Mattatoio in "Città delle Arti", dove trovano posto funzioni miste di cultura, svago ed enogastronomia, ovvero forme di comunicazione che consentano di integrare un servizio commerciale con attività culturali in cui chi produce arte e cultura possa essere a contatto diretto non solo con chi la fruisce, ma soprattutto con chi la distribuisce. Vengono promossi, infatti, eventi in campo letterario, di design, cinema, musica, danza e il Caffè è anche sede degli studi di produzione televisiva

Ci si può dirigere ancor più nel dettaglio verso specifici luoghi di cultura, constatando come il confine tra virtuale e reale diventi sempre più sottile: così, ad esempio, si può "entrare" al Teatro alla Scala di Milano (http://www.teatroallascala.org/it/index.html), visitare l'Arena di Verona (www.arena.it), il Colosseo (http://www.il-colosseo.it), il Polo museale fiorentino (http://www.polomuseale.firenze.it) o la Valle dei Templi di Agrigento (http://www.lavalledeitempli.it). E si possono altresì seguire interventi di restauro, come quelli realizzati, ad esempio, con il contributo della Lottomatica S.p.a., come il Mosé di Michelangelo, facente parte del monumento sepolcrale di Papa Giulio II e posto nella Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma (http://restauri.giocodellotto.it/restauri/index.html).

Ebbene, con questa panoramica, certamente sommaria, s'intende fornire un'idea delle straordinarie opportunità che ci offre il web, delle quali sembrano essere ben consapevoli gli stessi attori istituzionali, da tempo sensibili al tema.

3. I principali contributi in ambito europeo

In questo senso occorre ricordare, da un lato, che in Italia il primo sito Web ufficiale del Ministero per i beni e le attività culturali è del 1998; e che, tuttavia, a fronte di questo deficit di digitalizzazione del nostro patrimonio culturale si è sviluppato - a partire dal nuovo millennio e specialmente in ambito europeo - un ampio attivismo, che si è inevitabilmente riverberato nel nostro ordinamento.

Il quadro di riferimento europeo è essenzialmente rappresentato dal Piano d'azione e-Europe 2002 [13], i cui obiettivi principali - ciascuno articolato in precise linee d'azione che rappresentano altrettante finalità da raggiungere con la collaborazione della Commissione, degli Stati Membri e delle loro articolazioni interne, dell'industria e dei cittadini europei - sono tre, ossia: l'accesso più economico, rapido e sicuro a Internet; la necessità di investire nelle risorse umane e nella formazione; e la promozione dell'utilizzo di Internet. Per raggiungere tali scopi, sono previsti tre principali approcci: a) accelerare la creazione di un adeguato quadro giuridico; b) fornire sostegno alle nuove infrastrutture e ai nuovi servizi in tutta Europa con l'intervento di fondi comunitari e finanziamenti da parte del settore privato; c) applicare il metodo aperto del coordinamento e dell'analisi comparativa affinché le azioni siano gestite in modo efficiente ed efficace, con un livello qualitativo elevato in tutti gli Stati Membri. Il Piano d'Azione eEurope 2002 è stato aggiornato, dapprima, con il Piano eEurope 2005 [14], mirante a stimolare lo sviluppo di servizi, applicazioni e contenuti dei servizi pubblici in rete (come l'e-government, l'e-learning, l'e-health), accelerando al contempo la diffusione di un accesso ad Internet protetto a banda larga. Un nuovo aggiornamento è poi avvenuto con il Piano i2010, con il principale scopo di coordinare le azioni degli Stati membri per facilitare la convergenza digitale e rispondere alle sfide legate alla società dell'informazione [15].

Ad ogni modo, ciò che qui preme sottolineare è la sensibilità che il "mondo" dei beni culturali manifesta verso il tema in esame, a partire (almeno) dal citato Piano eEurope 2002. Su di esso si innestano, infatti, i principali interventi degli anni successivi, in una logica essenzialmente di integrazione e razionalizzazione, dettata anche dai rapidi mutamenti del web e dalle specifiche dinamiche politico-sociali di ciascun Paese.

Senza poter entrare nel merito dei numerosi e complessi profili che l'argomento in esame richiama, giova qui ricordare, ad esempio, i cc.dd. Principi di Lund, dal nome della città svedese in cui si celebrò, il 4 aprile 2001, la riunione dei rappresentanti e gli esperti di tutti gli Stati membri che ebbero modo di analizzare gli aspetti principali del Piano e-Europe 2002 e formulare raccomandazioni in vista di un coordinamento dei programmi di digitalizzazione a livello comunitario [16].

I Principi di Lund e il Piano d'azione che ne è derivato [17] hanno poi creato i presupposti per il lancio, nel marzo 2002, del Progetto Minerva, avente il fine di creare una rete di ministeri per la cultura, per coordinare le politiche nazionali di digitalizzazione e sviluppare criteri, metodi e linee guida cui improntare tali processi [18].

Essi sono poi stati ripresi e rinforzati nella cd. Carta di Parma, un documento politico firmato nella città emiliana il 19 novembre 2003, che riassume in dieci articoli gli obiettivi che il gruppo dei rappresentanti nazionali deve perseguire per la realizzazione di un patrimonio scientifico e culturale comune [19]. Si spazia dall'accessibilità all'uso intelligente di nuove tecnologie, dai diritti di proprietà intellettuale alle ipotesi di allargamento e cooperazione, ma che tuttavia non sciolgono la complessità della materia e le difficoltà di intervento [20]. Quali, ad esempio, la pluralità di soggetti coinvolti nel processo di produzione di contenuti culturali; l'eterogeneità dei beni culturali; il problematico bilanciamento tra la tutela e la gestione dei diritti digitali, da un lato e la necessità di garantire alla comunità il libero accesso e la piena fruizione del patrimonio culturale, dall'altro lato.

In questo quadro s'inserisce a pieno titolo l'accordo, siglato il 10 marzo 2010, tra Google e il MiBAC, avente l'obiettivo di digitalizzare e mettere in rete fino a un milione di libri non coperti da copyright conservati nelle Biblioteche Nazionali di Roma e Firenze, che, com'è noto, ha registrato un importante arresto proprio a causa di alcune delle criticità appena segnalate [21].

Sempre nell'ambito del Progetto Minerva è stato poi elaborato, nel febbraio 2004, il Manuale per la qualità dei siti web pubblici culturali, una piattaforma comune, aperta e di fondamentale importanza per la digitalizzazione del patrimonio culturale europeo, che si inserisce nel più ampio obiettivo di favorire la diffusione e l'accessibilità ai contenuti culturali, creando altresì le condizioni per la costruzione di portali interoperabili come nuovi strumenti di diffusione della cultura [22].

Nel rispetto dei principi e delle linee guida dettate nell'ambito del Progetto Minerva è stato poi presentato il Progetto Michael (2004) [23], avente il principale obiettivo di creare un portale/servizio trans-europeo per l'accesso online multilingue ai contenuti culturali digitali dei Paesi partecipanti al Progetto. I database nazionali mettono i propri dati a disposizione del portale europeo Michael Culture [24], che li aggrega e li propone al pubblico di tutto il mondo in modo integrato e su base multilingue. Le oltre 10.000 collezioni digitali accessibili tramite Michael Culture corrispondono a milioni di oggetti fisici o digitali appartenenti a quasi 4000 istituzioni di tutta Europa, e rappresentano una mappa sempre più esaustiva del patrimonio culturale europeo nella sua diversità.

In linea con lo scenario appena accennato si colloca la Direttiva del MiBAC, emanata con lettera circolare 20 dicembre 2005, n. 120, recante Linee guida per il Piano di comunicazione coordinata dei siti web afferenti al Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la loro accessibilità e qualità [25].

L'adozione di un Piano di comunicazione coordinata dei siti web è stata infatti ritenuta necessaria per presentare ai cittadini, utenti della rete Internet, un'immagine immediatamente riconoscibile degli Uffici dell'Amministrazione centrale e degli Uffici territoriali, per garantire ed accrescere l'univocità, la visibilità e l'identificazione dell'istituzione, anche attraverso la chiarezza della sua collocazione all'interno della struttura organizzativa ministeriale.

Più specificamente, la direttiva si articola in sei linee guida, che prevedono, innanzitutto, l'adozione di standard e strumenti messi a punto dalla Direzione Generale per l'Innovazione tecnologica e la promozione, sviluppati nell'ambito del Progetto Minerva e del Progetto Michael, in particolare gli strumenti per la qualità e l'accessibilità dei siti web culturali e la descrizione delle risorse digitali. In secondo luogo, si ravvisa la necessità di favorire la riconoscibilità e la visibilità dell'identità dell'istituzione; in terzo luogo, si promuove la trasparenza e l'esigenza di favorire l'accesso dei soggetti disabili ai siti web. Si segnala, poi, l'opportunità di adottare una strategia per la qualità dei contenuti di un sito web e per l'adesione a reti telematiche di settore. Infine, si afferma l'utilità di adottare un sistema per l'archiviazione sistematica dei contenuti soggetti a scadenza e per la conservazione a lungo termine dei siti web. Il centro di riferimento e di supporto alle iniziative per la qualità dei siti web afferenti al Ministero è l'Osservatorio tecnologico per i beni e le attività culturali (Otebac), istituito presso la Direzione generale per l'innovazione tecnologica e la promozione [26].

4. Riflessioni conclusive

Dal quadro tracciato, sia pure in maniera sommaria, è possibile evincere, innanzitutto, che ci si trovi dinanzi ad un "incontro" innovativo e tuttora in fase sperimentale: da una parte, cioè, il mondo della cultura, codificato da secoli; dall'altro lato un ambito tecnologico nuovo, in rapida evoluzione e di straordinario impatto nel vivere sociale [27]. Ma dinanzi alle opportunità offerte dal web non si poteva persistere nell'inerzia o, peggio, nella diffidenza. Anzi, le iniziative segnalate rispondono e appaiono coerenti con la complessiva organizzazione sistematica del nostro Codice, che vede nella fruizione il necessario traguardo logico delle attività di valorizzazione, la cui dichiarata finalità è quella di promuovere lo sviluppo della cultura, assicurando "le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso".

A queste considerazioni si aggiunga che la diffusione telematica del contenuto culturale potrebbe altresì avvicinare sempre più fruitori culturali al nostro immenso e variegato patrimonio culturale, rilanciando in tal modo anche i tradizionali canali "reali". Del resto "è indiscutibile che la circolazione dei prodotti della cultura è necessaria per la conoscenza reciproca e che l'incremento degli scambi costituisce un obiettivo irrinunciabile di qualunque politica della cultura" [28].

Ogni medaglia, però, ha il suo rovescio. Lo straordinario attivismo che ha caratterizzato questo "nuovo" mondo telematico culturale ha posto l'esigenza di sistemare, razionalizzare e selezionare i vari portali culturali, come si è avuto modo di osservare. E infatti da tempo è stata sottolineata l'esigenza di un'assunzione di responsabilità da parte dei soggetti culturali pubblici per quanto attiene alla qualità dei contenuti, cioè al controllo dell'offerta di informazione e di conoscenza nel web.

Il problema, peraltro, è stato già affrontato con riferimento al rapporto tra cittadini e pubbliche amministrazioni. Negli ultimi anni è infatti cresciuta la tendenza delle P.A. di veicolare le informazioni ai cittadini attraverso la creazione di siti web specifici, legati a progetti e iniziative dell'ente stesso. Sono quindi proliferati in rete molti siti web, in cui il cittadino/utente ha avuto difficoltà a districarsi. È così intervenuto il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione che, con la direttiva n. 8/2009, ha intrapreso un'attività di razionalizzazione e riduzione consistente del numero dei siti web pubblici per offrire ai cittadini un'informazione aggiornata, chiara e riconoscibile [29].

In questo senso, una "bussola" che orienti tra le molte novità e opportunità che caratterizzano (anche) il mondo culturale appare quanto mai indispensabile, anche perché si tratta ormai di un mondo che interessa una molteplicità di soggetti coinvolti, direttamente o indirettamente, nella conservazione, valorizzazione, gestione e fruizione del patrimonio culturale italiano [30].

 

Note

[1] Sul punto, M. Ainis, Cultura e politica. Il modello costituzionale, Padova 1991, spec. pag. 57 ss.; M. Ainis, M. Fiorillo, L'ordinamento della cultura, Milano 2008, spec. pag. 91 ss.

[2] F. Merusi, Sub art. 9 Cost., in Commentario della Costituzione, a cura di G. Branca, Bologna 1975, pag. 439.

[3] In argomento, M. Fiorillo, Paesaggio e patrimonio artistico, in Dizionari sistematici. Diritto costituzionale, a cura di S. Mangiameli, Milano 2008, spec. pag. 457 ss.

[4] Corte costituzionale, 27 giugno 1986, n. 151, in www.cortecostituzionale.it.

[5] Corte costituzionale, 21 luglio 2004, n. 256, in www.cortecostituzionale.it.

[6] Per i dovuti approfondimenti, M. Cammelli (a cura di), Il codice dei beni culturali e del paesaggio, Bologna 2004; S. Cassese, I beni culturali: dalla tutela alla valorizzazione, in Giorn. dir. amm., 1998, 7, pag. 673 ss.

[7] Sul punto, ampiamente, M. Cammelli, Nuova legislatura e patrimonio culturale: il tempo è scaduto, in Aedon, n. 3/2012.

[8] C. Barbati, La spending review e l'organizzazione del settore culturale e L. Casini, La globalizzazione giuridica dei beni culturali, entrambi in Aedon, n. 3/2012. In argomento si rinvia, tra gli altri, a C. Bodo, C. Spada (a cura di), Rapporto sull'economia della cultura in Italia 1990-2000, Bologna 2004.

[9] Così M. Cammelli, op. cit., pag. 1.

[10] Sul tema della collaborazione tra pubblico e privato, cfr. AA.VV., Beni culturali e imprese, Roma 2002.

[11] Per approfondimenti http://cordis.europa.eu/technology-platforms.

[12] In argomento si rinvia, in particolare, ai contributi di C. Vitale, La fruizione dei beni culturali tra ordinamento internazionale ed europeo, A. Serra, Patromonio culturale e nuove tecnologie: la fruizione virtuale, E. Cavalieri, I modelli gestionali: il management museale e C. Carmosino, Le modalità e i luoghi della fruizione, tutti in La globalizzazione dei beni culturali, a cura di L. Casini, Bologna 2010.

[13] In realtà, l'iniziativa eEurope era stata varata dalla Commissione europea già nel dicembre 1999, con l'obiettivo di preparare l'Europa ad affrontare le sfide dell'era digitale. Essa fu poi presentata al Consiglio europeo straordinario di Lisbona del 23-24 marzo 2000, con il nome di eEurope - Una società dell'informazione per tutti. Solo successivamente è stato elaborato il "Piano d'Azione globale", che, avvalendosi di un metodo di coordinamento aperto, basato su un'analisi comparativa delle iniziative nazionali, è stato presentato e adottato definitivamente nella riunione del Consiglio Europeo di Santa Maria da Feira del giugno 2000, con il nome, appunto, di eEurope 2002. Sul punto, cfr. http://europa.eu/legislation_summaries/information_society/strategies/l24226a_it.htm.

[14] In http://europa.eu/legislation_summaries/information_society/strategies/l24226_it.htm.

[15] In http://europa.eu/legislation_summaries/information_society/strategies/c11328_it.htm.

[16] Cfr. ftp://ftp.cordis.europa.eu/pub/ist/docs/digicult/lund_principles-it.pdf.

[17] In ftp://ftp.cordis.europa.eu/pub/ist/docs/digicult/lund_action_plan-it.pdf.

[18] Si v. www.minervaeurope.org.

[19] Cfr. http://www.minervaeurope.org/structure/nrg/documents/charterparma031119final-i.htm.

[20] Sul punto, B. Mastrangelo, Inquadramento normativo strutturato: una necessità per la digitalizzazione dei contenuti culturali. Dai Principi di Lund alla Carta di Parma, in http://www.noccioli.it/newsletter/newsletter70.htm.

[21] Per gli opportuni approfondimenti, http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/Ministero/Accordi/Altri/visualizza_asset.html_1672918906.html. L'accordo ha subìto un ritardo di più di due anni a causa di un lungo iter procedurale ed è stato oggetto di un'interrogazione urgente all'ex ministro per i beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi, presentata dai senatori Andrea Marcucci e Vittoria Franco. Sul punto, http://www.quotidianoarte.it/nl/quotidianoarte_content_20924.mn.

[22] In http://www.minervaeurope.org/publications/qualitycriteria-i/qualitycriteria-i0402.pdf.

[23] Avviato da Italia, Regno Unito e Francia e aggiornato poi dal Progetto Michael Plus (2007), che si è via via esteso ad altri Paesi (Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Germania, Grecia, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Svezia, Repubblica Slovacca, Bulgaria e Belgio). Con la conclusione del progetto, il 31 maggio 2008, si è dato vita all'associazione internazionale senza fini di lucro Michael Culture per garantire la sostenibilità del progetto una volta esaurito il finanziamento europeo.

[24] Per consultare il portale Michael Italia si v. http://www.michael-culture.it; per il portale europeo Michael Culture, http://www.michael-culture.org. Michael ha avviato in Italia la catalogazione sistematica delle collezioni digitali e digitalizzate a cura di istituzioni culturali di ogni settore, dimensione o appartenenza amministrativa presenti sul suolo nazionale. Attualmente - dati aggiornati ad ottobre 2012 (http://www.iccu.sbn.it/opencms/opencms/it/main/attivita/internaz/pagina_378.html;jsessionid=D1E1548865CA37007C047E81EE62CFD7) - il servizio Michael italiano offre al pubblico la descrizione e l'accesso a oltre 3800 collezioni digitali di interesse culturale o scientifico, censite e descritte coinvolgendo oltre 1.800 organizzazioni culturali. La banca dati Michael contribuisce a Cultura Italia, cui consente anche di individuare contenuti di possibile interesse.

[25] In http://www.otebac.it/index.php?it/169/direttiva-mibac-dipartimento-per-la-ricerca-linnovazione-e-lorganizzazione-direzione-generale-per-linnovazione-tecnologia-e-la-promozione-del-9-novembre-2005.

[26] In www.otebac.it.

[27] F. Filippi, Introduzione al Manuale per la qualità dei siti Web pubblici culturali, pag. 10, in http://www.minervaeurope.org/publications/qualitycriteria-i/qualitycriteria-i0402.pdf.

[28] A. Pizzorusso, Diritto della cultura e principi costituzionali, in Quad. cost., 2000, 1, pag. 323.

[29] In http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/Ministero/UfficioStampa/News/visualizza_asset.html_1526107673.html.

[30] Sul punto, ampiamente, S. Dell'Orso, Altro che musei. La questione dei beni culturali in Italia, Roma-Bari, 2002.

 



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