Il Codice dei beni culturali e del paesaggio vent’anni dopo - Atti del Convegno di Firenze (25 novembre 2024)
Intervento introduttivo alla sessione mattutina del Convegno su “Il Codice dei beni culturali e del paesaggio vent’anni dopo” (Firenze, 25 novembre 2024) [*]
di Enzo Cheli [**]
Il presente scritto esprime una riflessione generale sul Codice dei beni culturali e del paesaggio dopo il ventennio dalla sua adozione, analizzando specificamente il percorso applicativo che delle disposizioni si è avuto nel corso della sua storia. L’Autore si chiede se, nonostante la correttezza formale e sostanziale del Codice, esso sia stato effettivamente applicato in maniera corretta al fine di tutelare e valorizzare il patrimonio culturale italiano.
Parole chiave: Codice dei beni culturali; tutela; valorizzazione; patrimonio culturale.
Introductory speech at the morning session of the conference on ‘The Code of Cultural Heritage and Landscape Twenty Years On’ (Florence, 25 November 2024)
This paper presents a general reflection on the Cultural Heritage and Landscape Code twenty years after its adoption, specifically analysing how its provisions have been applied. It asks whether, despite the formal and substantive correctness of the Code, it has been properly applied to protect and enhance Italy's cultural heritage.
Keywords: Cultural heritage Code; protection; enhancement; cultural heritage.
Esistono almeno tre buone ragioni per riaprire oggi, come qui si intende fare, una riflessione sul nostro Codice dei beni culturali e del paesaggio che ha da poco compiuto il suo ventesimo anno di vita.
La prima ragione attiene alla storia dal momento che questo Codice rappresenta il punto di approdo di un lungo percorso normativo, ma anche il punto di partenza di una visione nuova del “patrimonio culturale” inteso nella sua complessità ed unità. Patrimonio culturale la cui disciplina configura un capitolo importante non solo del diritto amministrativo, ma della nostra storia nazionale. Vediamo infatti come il percorso normativo di questo Codice parta da molto lontano, dalle prime leggi che furono varate all’inizio del secolo scorso (nel 1902 e nel 1906), per svilupparsi con la legge Croce del 1922 e con le due leggi Bottai del 1939, fino ad approdare al testo unico del 1999 che rappresenta il precedente diretto di questo Codice. Questo percorso normativo viene a intrecciarsi dopo il 1948 con l’art. 9 della costituzione dove si richiama tra i compiti primari della Repubblica, insieme con la promozione e lo sviluppo della cultura, “la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione”.
Norma costituzionale che ha costituito la premessa di questo Codice, ma che si è poi arricchita con la riforma del 2022 attraverso l’ampliamento della tutela costituzionale verso lo spazio più ampio rappresentato dall’“ambiente”, dalla “biodiversità” e dagli “ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni”, con uno scambio di influenza tra disciplina costituzionale e disciplina amministrativa che segna uno dei tratti più caratteristici della materia trattata da questo Codice.
La seconda ragione dell’interesse attuale per questo Codice attiene al valore crescente che il patrimonio culturale viene ad assumere in un paese come il nostro ai fini della sua coesione interna e della sua identità ove si consideri il fatto che l’Italia è tra i paesi del mondo quello che dispone del maggior numero di siti culturali e naturali tutelati dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, fatto che attribuisce al nostro paese nella gestione e nella cura di questo patrimonio una particolare responsabilità che supera il tempo presente ed i confini nazionali.
La terza ragione riguarda la sfida che questa materia dei beni culturali e del paesaggio viene oggi a porre ai giuristi ed al mondo del diritto in relazione all’intreccio di interessi che questa materia viene oggi a porre in campo, interessi destinati a coprire una sfera particolarmente ampia dell’esperienza giuridica che involgono sia il rapporto tra il potere pubblico e l’autonomia privata sia i vari livelli di esercizio del potere pubblico. Basti solo pensare al peso particolare che il “patrimonio culturale” viene ad assumere nella valorizzazione dei diversi territori e, di conseguenza, nelle tradizioni e nel peso della loro autonomia nonché al rapporto che, in questa materia, viene quotidianamente a instaurarsi tra diritto nazionale, diritto europeo e diritto internazionale per la possibilità che i beni di questo patrimonio hanno di circolare nel mondo.
Queste sono le ragioni che inducono oggi a prestare per la materia trattata da questo Codice un’attenzione particolare destinata peraltro ad un aggiornamento continuo richiesto dal fatto che il “patrimonio culturale”, anche nella sua componente immobiliare, non è una realtà pietrificata, bensì in continuo movimento. Movimento legato allo sviluppo della creatività umana che viene incentivata dallo sviluppo della conoscenza.
In questo quadro dinamico tante sono oggi le domande che vengono a porsi alla scienza giuridica. Vediamo infatti come questo Codice presenti una configurazione molto complessa e bene articolata nelle sue parti così da rappresentare sul piano formale uno dei prodotti più completi e meglio costruiti della codificazione nazionale. Ma di fatto in questi venti anni come ha funzionato? Quale è stata la sua incidenza effettiva nel rapporto tra sfera pubblica e sfera privata e nel rapporto tra potere statale e autonomie locali? Questa disciplina, che nell’arco della sua vigenza ha già subito varie modifiche, è ancora attuale o risulta superata per l’evoluzione che in questi anni hanno subito anche sul piano costituzionale le stesse nozioni di bene e patrimonio culturale? E se così è quali aggiornamenti e modifiche apportare?
Queste sono alcune delle domande che questo Codice viene oggi a porre in campo a venti anni dalla sua nascita. Domande a cui, in questo nostro incontro, penso che cercheremo di dare qualche risposta.
Note
[*] Attualità - Valutato dalla Direzione.
[**] Enzo Cheli, già professore ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università di Firenze, già Vicepresidente della Corte costituzionale, Via della Lungara 10, 00165 Roma, e.cheli@virgilio.it.