testata

Ciao, Carla

di Giuseppe Piperata

Abbiamo saputo della malattia di Carla a febbraio, mentre stavamo preparando la riunione del Comitato di direzione di Aedon, evento al quale nessuno dei membri può mancare e che, pertanto, impone una condivisione della data da parte di tutti. Carla ha sempre risposto per prima a queste convocazioni, anche in questo esprimendo quel suo peculiare carattere che la portava ad essere in ogni occasione puntuale, corretta e di un’efficienza, direi scherzosamente, da maresciallo prussiano. Il suo silenzio serbato per giorni ci ha insospettito, spingendomi a scriverle in via riservata per sollecitare una sua risposta. Che è arrivata, e che ha gelato tutti noi. Lascio allo spazio più privato del rapporto che in questi anni abbiamo insieme vissuto e coltivato come gruppo il contenuto di quella mail e il senso di smarrimento che ci ha colpiti, tutti. Dopo, è stato un continuo alternarsi di notizie che, a volte, arrivavano come tenui raggi di sole, che riscaldavano e davano speranza, ma che venivano sopraffatti da sempre più minacciose e fredde nubi all’orizzonte, che alla fine hanno prevalso repentinamente a settembre, coprendo di nero il cielo dell’esistenza di Carla.

La morte, quando vuole, sa essere beffarda. Al posto di questo ricordo di Carla forse, oggi, per il nr. 2 del 2023 di Aedon, avrebbe potuto esserci un suo editoriale. Ad agosto, ci è stata comunicata la bella notizia della qualificazione di Aedon tra le riviste di c.d. Fascia A, riconosciuta alla nostra Rivista fin dal 2019, anno dal quale abbiamo deciso di sottoporci alle rigide procedure e ai burocratici adempimenti richiesti delle strutture di valutazione. Ho un ricordo ancora vivo di quando Carla, pur manifestando tutte le sue riserve rispetto ad una procedura di classificazione troppo burocratizzata e che aveva provato con tutte le sue forze a migliorare nel suo lungo (e unanimemente apprezzato) mandato di vicepresidente e poi di presidente del Consiglio universitario nazionale, ci esortava ad adeguarci agli standard imposti e ad avviare le procedure di richiesta del riconoscimento: “è vero che la qualità scientifica non si misura, né si pesa, ma il sistema oggi lo richiede e dobbiamo farlo soprattutto per tutelare i giovani autori di Aedon e i loro prodotti scientifici”, mi diceva. In una delle ultime mail che ci siamo scambiati ha affidato ad un allegro e tecnologico emoticon il compito di trasferire a tutti noi la sua soddisfazione per il risultato raggiunto. Una “faccina”, che mi aveva portato a sperare e anche ad immaginare un suo prossimo editoriale per dar conto di tutto il percorso compiuto. Mi illudevo, purtroppo. Non ne abbiamo avuto il tempo.

Carla è stata molte cose durante la sua vita: accademica e giurista, donna delle istituzioni, in particolare universitarie e culturali, da ultimo, consigliere di Stato. È stata soprattutto una ricercatrice intelligente e curiosa, sempre aperta al mondo e alle innovazioni. In ognuno dei tanti contesti che professionalmente ha frequentato ha sempre saputo imprimere un suo personalissimo stile e raggiungere risultati che nessuno può mettere in discussione. In questi giorni, sono tanti i ricordi di amici e colleghi che ricostruiscono i vari profili cha ha assunto durante il suo ricco e pieno di soddisfazioni percorso istituzionale e professionale. Lasciamo rappresentare a loro e a questi ricordi chi è stata Carla per il diritto, per la comunità scientifica, per le istituzioni. Io vorrei, invece, qui ricordare cosa è stata Carla per Aedon. Rilegarla al ruolo di membro del Comitato di direzione sarebbe troppo riduttivo. Carla è stata sempre energia per ogni numero, risorsa per ogni progetto, soluzione per ogni problema. Carla è stata fin da subito quella che ha creduto nell’idea di Marco Cammelli e de Il Mulino di riconoscere al settore delle politiche culturali una centralità nel nostro sistema istituzionale che andasse oltre al circoscritto ambito del diritto dei beni culturali, centralità da evidenziare anche attraverso adeguate iniziative scientifiche. Aveva ragione, anche perché il settore culturale lo aveva studiato e lo conosceva molto bene. E aveva entusiasmo, sapendolo anche trasmettere. “Benvenuto nel mondo dello spettacolo!”: così ha scritto sul frontespizio di una sua preziosissima e innovativa monografia scientifica sulle istituzioni dello spettacolo che mi regalò, dopo avermi convinto, in anni ormai di fine secolo, a prendere in considerazione anche il diritto del patrimonio culturale tra i miei interessi di ricerca. Non smetterò mai di essergliene grato!

Ma Carla non c’è più. La morte ha sempre il suo mistero. Ed è impossibile cercarne una spiegazione chiedendo supporto alla ragione. C’è chi prova ad affidarsi ad una fede o ad una speranza, che ci proiettano verso un futuro nuovo incontro, oppure alla memoria e ai ricordi di ciò che è stato, facendoci rivivere un passato che può aiutare a colmare il vuoto del presente. Chi non ci riesce prova a dimenticare o a ricorrere a qualcosa che può dare conforto. E - perché no? - alla poesia. Fernando Pessoa ci ha regalato alcuni splendidi versi sulla morte:

“A morte é a curva da estrada,
Morrer é só não ser visto.
Se escuto, eu te oiço a passada
Existir como eu existo”

(La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto)

Carla Barbati sta camminando ancora insieme a noi per tutto quello che ci ha lasciato di ricordi, riflessioni, progetti, affetti ed è proprio la ricchezza di tutto ciò che ha saputo generosamente e responsabilmente dare che farà per molto tempo risuonare i suoi passi in quello che è ancora, sempre, il nostro comune cammino.

 

 

 

 



copyright 2023 by Società editrice il Mulino
Licenza d'uso


inizio pagina