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Politiche, strategie e strumenti per la cultura
Secondo rapporto annuale Federculture 2004
(Ed. Allemandi, pp. 320)

di Angela Serra (recensione)



Si segnala l'uscita del secondo rapporto annuale di Federculture, nato con il contributo del Formez.

Il volume si apre, nell'introduzione di Roberto Grossi, sullo squarcio lasciato dal crollo delle Torri gemelle, il cui progetto di recupero prevede la costruzione di un immenso centro culturale: la cultura viene dunque oggi presentata nelle politiche pubbliche e sentita dalla società civile come il centro delle città e delle relazioni tra i consociati. Si assiste, così, negli ultimi anni a una maggiore presenza delle politiche culturali tra le attività di programmazione pubblica, che ne ha compreso l'importante funzione di volano per lo sviluppo dei sistemi economici locali e il carattere necessario in un modello di società che persegue il welfare state. Viene rilevato, poi, il dato secondo cui il settore culturale non ha risentito che in misura ridotta della crisi del 2003: addirittura il turismo verso i centri "minori", così numerosi e importanti in un paese come l'Italia, fatto di mille paesi, ha visto un incremento di visitatori - le aumentate problematiche legate ai lunghi spostamento hanno forse indotto a riscoprire i tesori più vicini.

Di qui l'esigenza sempre più cogente di inserire nelle politiche pubbliche la creazione o il potenziamento di sistemi e di percorsi culturali integrati, suscettibili di divenire la "vera carta vincente del paese" [1]; politiche che non possono più prescindere da modalità collaborative di relazione tra gli attori istituzionali. E' del tutto evidente, infatti, come l'obiettivo della valorizzazione dei beni e delle attività culturali afferisca a sfere e competenze comuni ai diversi livelli di governo e implichi la necessità di essere perseguito attraverso moduli di azione coordinata.

In questo clima si sviluppano sempre più progetti come quello inerenti le "città della cultura", centri di benessere diffuso e di nuove possibilità di impiego del tempo libero e al contempo laboratori in cui sperimentare nuove formule di imprenditoria.

Viene poi presentata la tematica delle risorse. Quelle pubbliche calano; si registra una flessione nella destinazione al settore cultura delle risorse delle fondazioni ex bancarie tra il 2001 e il 2003; gli incentivi fiscali previsti dall'attuale legislazione non portano a risultati sufficientemente incoraggianti. Un'ottima occasione arriva invece dai fondi comunitari per il recupero dei centri urbani.

Nuovo appare il carattere dell'approccio degli individui alla cultura: non più una cultura di pochi, già "iniziati", ma un consumo di massa, portato delle strategie di commercializzazione degli eventi culturali. La domanda di consumo di arte e di cultura, dunque, cresce, anche se ad esso non corrisponde necessariamente un consumo di qualità, cui cioè corrisponda davvero quella funzione educativa e di crescita che gli è connaturata.

La prima parte, "Nuovi scenari", si apre con un saggio di Carla Barbati che offre al lettore una panoramica ragionata delle importantissime riforme legislative che hanno riguardato i beni culturali nel 2003. In questo anno infatti si sono mescolate le problematiche vicende del necessario adeguamento delle normative del settore al dettato costituzionale modificato nel 2001, che ha diviso le competenze legislative in tema tra tutela e valorizzazione, a quelle inerenti il "difficile" decentramento istituzionale delle funzioni amministrative riguardanti i beni culturali; ancora, il settore è stato interessato dalla riforma dell'apparato ministeriale e da normative che rendono incerto l'assetto dei rapporti tra pubblico e privato quanto alla gestione di attività inerenti beni e attività culturali. Su tutto ciò, poi, incide oggi il nuovo Codice dei beni culturali e del paesaggio, entrato in vigore il 1° maggio 2004.

Alessia Grillo tratteggia il nuovo ruolo assunto dalle regioni nella recente legislazione, ruolo che nel settore dei beni culturali appare ridotto da una lettura restrittiva delle norme sul pluralismo istituzionale paritario, portato di una concezione totalizzante del concetto di tutela e della conseguente riserva allo Stato di tutte le competenze ad esso riconducibili. Si registra così una forte conflittualità tra Stato e regioni sull'interpretazione delle nuove disposizioni del Titolo V Cost. in ordine alle rispettive competenze. Decisiva importanza assume dunque il ruolo dell'organo di giustizia costituzionale, deputato a delineare con più precisione i contorni dei rapporti tra i soggetti istituzionali e che ha finora sottolineato la necessità di un ampio ricorso agli strumenti di cooperazione. Si sottolinea, così, che il percorso che ha portato all'approvazione del nuovo Codice dopo alterne vicende è giunto ad una condivisione delle linee fondamentali da parte di Stato, regioni ed enti locali.

Vi è poi un saggio, di Roberta Giuliani e Marta Paris, dedicato alla legislazione sulla dismissione del patrimonio culturale pubblico, argomento che ha suscitato un forte dibattito anche a livello istituzionale.

Altro tema trattato è quello della gestione dei beni e attività culturali, tema strettamente legato alla riforma dei servizi pubblici locali. Si ripercorrono le origini della legislazione sulla gestione delle attività di genere culturale da parte degli enti locali in un percorso che passa attraverso le attribuzioni di autonomia e le privatizzazioni degli anni novanta fino alle esternalizzazioni, fornendo importanti e aggiornatissimi dati ed esperienze di modelli gestionali adottati a livello locale che consentono di leggere le normative richiamate anche alla luce dell'implementazione che le ha seguite.

La seconda parte, sulla valorizzazione e lo sviluppo del settore cultura, si apre con le risultanze della Conferenza nazionale degli assessori alla cultura e al turismo, tenutasi a Firenze tra febbraio e marzo 2003, che ha visto seduti insieme tutti i soggetti istituzionali coinvolti della gestione dei servizi culturali. Il "Patto per la cultura" che ne è uscito, riportato dal volume, rappresenta un importante punto di arrivo in quella collaborazione ad ampio respiro che appare oggi come imprescindibile strumento per amministrare una funzione come la valorizzazione dei beni e delle attività culturali.

Vi è poi uno studio, di Luca Introini e Daniele Marchese, su domanda e offerta nel settore culturale, in particolare nelle grandi città d'arte, con importanti dati, dalla spesa pubblica per il settore in esame alla proprietà dei musei, dal rapporto tra popolazione e concentrazione di strutture museali alle forme di gestione e altro, che traccia un quadro di grande precisione e interesse anche per il collegamento con la visuale d'indagine del turismo culturale.

Ancora con specifico riferimento alle grandi città d'arte, Marco Meneguzzo presenta una ricerca su strategie e bilanci a confronto. Segue uno studio sull'esperienza del rilancio della città di Genova come capitale europea della cultura.

Vi sono poi quattro saggi che riflettono sui ruoli rivestiti da alcuni dei principali attori che operano nel settore cultura. Roberto Piperno parla del ruolo delle province come centro propulsore delle politiche culturali; Marco Meneguzzo propone un primo confronto sulle strategie delle regioni nella governance del settore, strategie che riflettono il peso determinante assunto dalle regioni nella programmazione delle politiche culturali.

Gli ultimi due lavori sono incentrati sulla presenza del "privato" nella gestione dei servizi relativi ai beni culturali, oggetto di recenti interventi normativi le cui finalità sono di non semplice lettura. Patrizia Asproni in particolare incentra la propria ricerca sui servizi aggiuntivi e Ludovico Solima e Sergio Riolo analizzano i dati sulla presenza dei privati nei musei negli ultimi dieci anni.

La terza parte, "Innovazione e cultura a livello locale. Alcune analisi settoriali", si apre con il rapporto sullo spettacolo del 2003, settore che, a differenza di quanto avviene per i beni culturali, manca ancora di un intervento normativo incisivo. L'analisi dei dati sui costi, la redditività, i finanziamenti delle forme di spettacolo dal vivo evidenzia le forti contraddizioni economiche che hanno da sempre caratterizzato questo settore, dove nell'ultimo anno si registra un aumento del numero delle manifestazioni e degli introiti da botteghino a fronte di un calo dei finanziamenti pubblici; nuove prospettive si intravedono poi dalla costituzione di Arcus Spa.

Il saggio di Marco Girolami e Raffaella Caso tratta del turismo culturale come strumento di valorizzazione del territorio, analizzando in particolare l'esperienza del sistema "bandiere arancioni". In un Paese in cui arte, paesaggio, enogastronomia si fondono in un'esperienza unica per il viaggiatore, il turismo legato alle città d'arte, piccole e grandi, diviene oggetto di politiche finalizzate al miglioramento della capacità di attrazione dei flussi turistici, a volte mediante grandi mostre-evento, per tentare di arginare il calo registrato nel corso del 2003.

Ancora, Massimo De Benetti e Francesca Iannone propongono una studio sulle delle city card come fenomeno di organizzazione dei servizi culturali e strumento per l'incremento dei flussi turistici.

Il saggio sulle biblioteche pubbliche, di Milena Pentasuglia, poi, sottolinea il ruolo sociale e civile svolto da tali istituzioni e analizza i dati forniti dalla prima indagine statistica ufficiale su di esse, sottolineando come il settore sia sono liminalmente oggetto di politiche culturali e si dibatta in una pericolosa mancanza di progettualità dovuta alla difficoltà di ottenere fondi.

Viene poi analizzata, da Luca Introini, l'esperienza del Premio Cultura di Gestione, realizzato da Federculture, che presenta la doppia utilità di fungere da palcoscenico per gli operatori del settore e al contempo da volano per il recupero e il rilancio dei centri minori.

Antonio Marrone rappresenta le problematiche legate allo sviluppo dell'industria del prodotto culturale, sottolineando come oggi sia ormai indispensabile il ricorso alle nuove tecnologie per poter potenziare l'offerta culturale e come le pubbliche amministrazioni abbiano preso coscienza di tale necessità. L'informazione multimediale su mostre, eventi culturali e musei, dunque, rappresenta una modello di comunicazione ormai imprescindibile, pur essendone il percorso appena iniziato: spiccano infatti casi che sono giunti a risultati eccellenti a fronte di un'assenza quasi generalizzata dell'utilizzo di tali strumenti.

Marcello Minuti presenta il "Qcs Italia Obiettivo 1" come una delle fonti finanziarie più considerevoli per rendere possibile una progettualità delle pubbliche amministrazioni, in particolare regionali, che metta al centro dello sviluppo territoriale la risorsa culturale.

In ultimo, Giorgia Abis e Flavia Camaleonte analizzano il settore della formazione nel settore dei beni culturali, evidenziando un quadro quantomai ricco di formule per la formazione professionale: corsi di laurea e master postuniversitari nascono numerosi in molte università, creando una nuova categoria professionale di figure che sappiano conservare, valorizzare e gestire il patrimonio culturale.

Il volume arricchisce il panorama degli studi del settore, presentando generali inquadramenti dell'evoluzione normativa da un lato e, dall'altro, materiali preziosi come ricerche incentrate su singole realtà settoriali, i dati e le informazioni più aggiornate, oltre a specifici approfondimenti sulle strategie dell'intervento pubblico e sui modelli di organizzazione dell'offerta culturale.

Questa ricerca offre dunque una preziosa ricostruzione degli assetti del settore nel momento prodromico all'entrata in vigore del nuovo Codice dei beni culturali e del paesaggio, fotografando la situazione su cui esso andrà ad incidere, fornendo gli elementi per una più matura lettura dell'attuale fisionomia del prodotto cultura oggi in Italia.

 



Note

[1] Così R. Grossi, Introduzione, 12.



copyright 2004 by Società editrice il Mulino


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