Di recente, la Corte di Giustizia europea ha condannato l'Italia per aver riservato tariffe più favorevoli per l'ingresso in istallazioni culturali municipali o decentrate ai soli cittadini italiani o alle persone residenti nel territorio degli enti locali che le gestiscono. La Corte ha, infatti, ravvisato un caso di discriminazione ai danni dei cittadini stranieri, e il Trattato vieta qualsiasi forma di discriminazione.
L'Italia si era difesa sostenendo che mentre gli italiani pagano, con le imposte, le spese pubbliche per i musei, gli stranieri naturalmente non lo fanno, e dunque dovrebbero pagare il biglietto. Qui, il problema è che anche gli italiani pagano il biglietto, perché è in causa soltanto il beneficio (studenti e anziani) del biglietto ridotto o scontato: se tutti pagano il biglietto - salvo eccezioni - l'argomento della tassazione non ha senso. Sostengo che ambedue le parti hanno torto.
In linea generale, il biglietto per il museo potrebbe facilmente essere eliminato. Siamo di fronte ad un bene di merito, definito come un bene la cui domanda è affetta da fallacia telescopica. In altri termini, se non intervenisse lo Stato, gli individui non creerebbero una quantità sufficiente del bene museale, né frequenterebbero i musei quanto necessario al fine di costruire una cultura condivisa, condizione di coesione sociale. D'altro canto, la fallacia telescopica non è generale, e molti individui invece sono disposti a pagare pur di visitare un museo, per poterne ammirare le bellezze: in questo caso non c'è ragione di applicare una tariffa diversa da quella che si formerebbe in un mercato concorrenziale. Ci si trova, così, di fronte ad un noto dilemma, che in molti paesi è stato risolto imponendo un prezzo all'ingresso, ma esentando le categorie che con maggiore probabilità sono afflitte da fallacia telescopica. Nel caso italiano si tratta degli studenti - ma non di tutti - e delle persone anziane. Si può disputare se si tratti di categorie giuste o sbagliate, ma il senso dell'esenzione è nella fallacia telescopica, non, come sembra implicito nel ragionamento italiano, in un intento redistributivo, nel qual caso le due categorie simulano strati più poveri di popolazione.
Quando siamo di fronte al turista, invece, la fallacia telescopica è assente per definizione, poiché il turista visita il museo, che è proprio lo scopo (uno scopo) del viaggio. Non si può obiettare che lo studente, ancorché non residente, è pur sempre afflitto da fallacia telescopica, e proprio perché è studente (sta imparando a godere dei beni culturali), sappiamo già, infatti, che ha affrontato il costo e il tempo del viaggio per visitare il museo, e dunque è disposto a pagare.
Se il problema è visto in questo modo, e se il turista non è affetto da fallacia telescopica, allora i turisti debbono pagare l'intero il biglietto, siano essi studenti o anziani; mentre i residenti, studenti e anziani, debbono poter godere dell'esenzione. Ne segue che hanno torto sia l'Italia sia la Corte di Giustizia: la prima perché non sa la ragione per la quale effettua una riduzione sul biglietto, e la seconda che non sa che sta trattando di un bene di merito e non di un bene di mercato.